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Percorsi turistici e culturali città di Maddaloni (ce)
Borgo dei FORMALI
IL MULINO DUCALE DEI CARAFA DELLA STADERA
Ai tempi in cui Cesare Carmignano, nobile del sedile di Montagna, dava inizio alla realizzazione dell’acquedotto omonimo, grazie alla solenne sottoscrizione del contratto con il viceré il 22 maggio 1627, già esisteva in territorio maddalonese dei duchi Carafa un antico acquedotto, sulle cui origini nessuno ha ancora effettuato gli opportuni studi. E’ nota la strategia adottata dal progettista dell’opera, l’ingegnere idraulico e topografo Alessandro Ciminelli, di restaurare le condotte esistenti, alcune anche di epoca romana, integrandole nel percorso predefinito nel progetto.
Il 23 febbraio 1628 fu perciò raggiunto un accordo tra Cesare Carmignano ed il duca di Maddaloni Diomede V Carafa, che, ancora giovinetto, godeva della tutela del Principe di Colobrano, in cui si stabiliva che “in cambio del libero uso dell’antico acquedotto sito in Maddaloni e dei terreni necessari per tracciare il nuovo” si sarebbe immessa nell’erigendo canale “tanta acqua da mettere in moto un molino capace a macinare 60 tomola di grano fra notte e giorno” a beneficio del duca.
Il 24 marzo fu stabilito che dal canale del Carmignano si dovesse derivare un tubo di 8 once.
Negli anni a seguire i duchi Carafa ebbero delle aspre liti con il Conte di Acerra, che non vedeva di buon occhio la costruzione di un mulino in terre così prossime e con il Conte di Airola, che considerava di sua proprietà le acque usate dal vicino duca. Liti che proseguirono fino al 1690, anno in cui fu imposto al duca di Maddaloni Marzio III di interrompere la costruzione del mulino, ma di questo divieto egli non tenne conto e perfezionò la costruzione nel 1693.
Nel 1694 gli fu ratificato l’ordine di demolire l’impianto considerato abusivo, ma qualche anno dopo il mulino venne reso macinante in virtù di una comunicazione del viceré L. Francesco de la Cerda, nel 1696 infatti il duca di Maddaloni riuscì a farsi nominare dagli “eletti “ di Napoli “deputato addetto” agli acquedotti di Bolla e di Carmignano.
Al Conte di Acerra non rimase che accordarsi con il potente vicino ed accettare un risarcimento di 31mila ducati.
Il mulino ducale è rimasto in funzione fino alla metà del ‘900 ed abitato fino allo scorso decennio.
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