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CONVITTO NAZIONALE GIORDANO BRUNO - Ass. L'Abero della Vita O D V
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Percorsi Turistici e Culturali Città di Maddalon

CONVITTO NAZIONALE "Giordano Bruno" 

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E' la più antica istituzione scolastica pubblica della provincia di Caserta. Il Convitto nasce da una legge di Giuseppe Bonaparte del 1807 e nei  successivi decreti dell' 8/3 e dell' 1/9/1808 si legge " Il Collegio Reale della provincia di Terra di Lavoro avrà la sua residenza in Maddaloni nel soppresso monastero dei Conventuali, con dotazioni di rendite tratte da fondi provinciali gestito da rettori e secolari".
Intorno al 1200, il Poverello di Assisi, fermatosi in città ad onorare San Michele, costruì un ricovero di paglia che il Widding, storico del secolo XVII, nei suoi annales chiamò Tuguriolum. Tale capanna divenne il complesso del Convento francescano che nel 1807 Giuseppe Buonaparte espropriò e che, il 1 Ottobre 1808, il re di Napoli Gioacchino Murat destinò a Collegio di Terra di Lavoro. Il 18 Marzo del 1851 il Collegio di Maddaloni assunse la denominazione di Sant' Antonio ed il Liceo Ginnasio fu diretto dai padri delle scuole pie ( ordine Calasanziano degli Scolopi). Unificata l'Italia, si sentì la necessità di ristrutturare anche il liceo con l'annesso Convitto. Il 22 Settembre del 1861, Luigi Settembrini giunse personalmente a Maddaloni e, assistito dal sindaco Gabriele Merron, notificò al Rettore del collegio, p. Nicola Vaccino, la copia del decreto 12 Settembre 1861 con il quale si avocava al governo, in nome del re, la direzione, l'amministrazione ed il possesso della scuola. I padri scolopi vennero licenziati ed indennizati con 120 ducati per le spese di viaggio. Il primo preside rettore fu Francesco Brizio. Il 14 Maggio 1865 il Liceo fu intitolato a Giordano Bruno, per lo spirito anticlericale o laicista che si andava diffondendo in tutto il regno. Ed era davvero sconcertante vedere intestato al filosofo nolano, reo di eresia e morto sul rogo, a Roma in Campo dei Fiori, il 17 Febbraio del 1600, una scuola che, fino a poco tempo prima era stata detta Collegio di Sant Antonio, ubicato nel complesso edilizio, ove nella gran tela del salone si celebrava proprio il trionfo sull'eresia. Il 9 Luglio del 1908 il collegio fu staccato dal liceo ginnasio, conservando la denominazione di Convitto Nazionale Giordano Bruno. Da allora le due istituzioni ebbero vita autonoma e le figure giuridiche del preside e del rettorte furono staccate. Dopo 90 anni il liceo è stato di nuovo annesso al Convitto con il preside rettore Amodio. Tanti ed insigni furono i docenti che tennero nel corso degli anni la cattedra nel liceo: da Francesco Fiorentino ad Aristide Sala, da Michelangelo Schipa a Massimo Bontempelli, ad Alberto Pirro, a Pietro Fedele, a Francesco Sbordone, a Gennaro Perrotta. L'indiscussa fama del liceo trovò ulteriore spazio di prestigio sotto la lunghissima presidenza di Gaspare Caliendo che, dall'ottobre del 1937 si protrasse fino al 1960. Durante la seconda guerra mondiale le lezioni non furono mai interrotte, neppure nell'anno scolastico 1943/44, quando cioè l'istituto fu occupato dalle truppe franco-marocchine. I Padri Carmelitani ospitarono alunni e professori nel loro convento in piazza Umberto e solo il 1 Ottobre 1947 la sede di via san Francesco d'Assisi potè essere riaperta con appena 180 alunni.
Secondo la leggenda ne sarebbe stata iniziata la costruzione dallo stesso S. Francesco, di passaggio per Maddaloni . Il portone di piperno grigio e pietra di Bellona, recante sulla sommità lo stemma dei francescani, cioè due braccia che si incrociano, introduce nel chiostro, un cortile delimitato ad ogni lato da archi sorretti da piloni. Al centro, elevato su una base di due gradini, un pozzo di pietra con il ricorrente stemma dei francescani e, alla sua destra, un alto contenitore di pietra che custodisce un albero di limoni a ricordo di quello che, secondo la leggenda, sarebbe stato piantato da S. Francesco. Un epigrafe in latino ci ricorda il potere miracoloso dei suoi  frutti  e tradotta in italiano dice : Se sei malato, viandante, fermati. Guarda l ' albero verdeggiante. Sappi : il suo frutto guarisce le malattie, perchè lo piantò S. Francesco : abbi fede, stai bene ! La statua di G. Bruno (opera di S. Castrorani - 1889 ) domina il corridoio situato di fronte all ' ingresso e che conduce alle due rampe dello scalone in pietra lavica. La luce, penetrando attraverso tre finestroni arcuati, da rilievo al pianerottolo dove ci sorprendono tre affreschi, racchiusi in altrettanto nicchie. Rappresentano: il primo S. Gioachino, il secondo la fuga in Egitto, il terzo S. Anna. Ad essi e al salone avrebbero lavorato i fratelli  Giovanni e Giuseppe Funaro originari di S. Maria C. V. Alla fine delle scale, attraverso tre grandi porte si accede al salone lungo m. 72, largo m. 10,80, dall' elegante pavimento in cotto la cui uniformità è interrotta da una mattonella bianca che indica il centro preciso del salone e il fuoco delle prospettive. Il salone riceve la luce da due grandi portali ornati da colonne dipinte sulle quali si avvolgono tralci di rose e da angeli che suonano le trombe. La tecnica è quella del trompe - l ' oeil, cioè d ' inganno dell ' occhio, che ha l ' illusione di trovarsi di fronte ad un architettura vera. Alle due estremità del salone, quattro porte, disposte l ' una di fronte all ' altra, permettono di accedere ai corridoi laterali, lungo il salone, poi, dal lato dello scalone cinque porte piccole introducono in ambienti, oggi destinati ad aule. Al di sopra di esse sono dipinte finte finestre e medaglioni raffiguranti cardinali proveniente dall ' ordine francescano, del periodo che va dal 1302 al 1407. Sul lato opposto otto porte piccole e al di sopra di esse altrettanto finestroni, simmetrici a quelli ciechi, danno luce all ' ambiente. Anche sulle porte di questo lato sono raffigurati personaggi francescani, precisamente i pontefici del periodo 1274 - 1651. La grande tela del soffitto centrale, una tela unica, di 720mq circa che ad oggi è la Regina di un primato non indifferente: è la più grande del mondo  reca tre scene di contenuto religioso a cui si aggiungono soggetti mitologici e fantasiosi. La scena centrale raffigura la Vergine in mezzo a due grandi sostenitori del mistero dell'Immacolata concezione, il filosofo Giovanni Scoto, protetto dalla fede che regge il calice, simbolo della Redenzione, e il papa Sisto V°.  Sul capo della Vergine la colomba che ricorda l ' incarnazione ad opera dello Spirito Santo e in basso gli angeli che mettono in fuga i demoni, ovvero le eresie. I libri scompaginati alludono alla cultura laica. Procedendo verso l ' uscita , attraverso una delle tre porte centrali si giunge ad una sala piccola che si affaccia sullo scalone attraverso tre aperture arcuate. La tela del soffitto di quest'ambiente è stata restaurata da Tom Cruise che donò  25mila euro per il restauro di una tela del Settecento. Dopo aver trascorso alcune settimane a Caserta per girare le scene del terzo capitolo della saga ‘Mission Impossible’, l’attore hollywoodiano, affascinato dalle sue meraviglie artistiche, decise di intervenire per il recupero dell’opera . Degli affreschi laterali di questa sala restano soltanto le decorazioni con tralci di fiori degli archi delle balconate. Il Convitto, però, è costituito anche da corridoi, stanze e sotterranei altrettanto suggestivi da visitare in quanto rievocano la vita monastica che un tempo dovette fervere tra queste mura. Esso, quindi, resta nell'ambito della città un monumento colmo di  fascino che gli deriva e dalla ricchezza artistica e dalla non meno prestigiosa ricchezza culturale, legata alle sue origini, alla sua storia e a personaggi importanti quali G. Bruno, F. Fiorentino e L. Settembrini; perciò, unitamente alle opere d'arte presenti a Maddaloni, dà particolare prestigio alla nostra città.

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