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Percorsi turistici e culturali città di Maddaloni (ce)
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Chiesa di Sant’Agnello, meglio nota ai maddalonesi col nome di Sant’Aniello.
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La città di Maddaloni è un notevole centro della Provincia di Caserta, la cui favorevole posizione geografica, le ha sempre consentito nei secoli un ruolo importante. La storia di questo centro abitato è legata a quella di un’altra prestigiosa città, cioè Calatia, fondata lungo la Via Appia nell’VIII secolo.
Maddaloni, sorta ai piedi di una delle ultime propaggini dei Monti Tifatini, fiorisce proprio nel momento in cui la città calatina decade.
Nell’anno 880, anno dell’incendio di Calatia voluto da Pandolfo, conte di Caserta, la città di Maddaloni era in fase di sviluppo: la felice posizione sulla fascia pedemontana dei Tifatini la rendeva sicura contro il pericolo d’invasioni, contro il rischio di epidemie che infestavano le zone pianeggianti, diventate ormai paludi a causa delle distruzioni delle opere di bonifica e dei canali di scolo, ma anche contro gli attacchi dei lupi che frequentavano quella zona.
Il centro antico della città conserva ancora oggi la tipica forma di mezzaluna: ci troviamo nella parte terminale dei monti Tifatini e il borgo si sviluppò proprio intorno a questa porzione di territorio.
Percorrendo una delle stradine più antica, la Via Maddalena, d’un tratto si nota un piccolo cancello, oltrepassando il quale si trovano le scale che conducono alla vetusta chiesa di Sant’Agnello, meglio nota ai maddalonesi col nome di Sant’Aniello.
La chiesa è uno degli edifici ecclesiastici più antichi della città: costruita al di fuori della cinta muraria del castello, è annoverata tra le prime parrocchie e rette nel centro abitato.
Le fonti storiche relative alle primitive fasi di costruzione sono scarsissime, tanto che la storia si mescola alla leggenda.
In base a quanto riporta Francesco Piscitelli, canonico arciprete della Collegiata di San Pietro in Maddaloni e storico locale, Sant’Agnello, vissuto nella seconda metà del VI secolo d.C., era abate dell’ordine basiliano presso il monastero di San Gaudioso a Napoli, e sia in vita che in morte fu molto venerato poichè divenne protagonista di diversi portenti, tra cui la cacciata dei Saraceni dalla stessa città.
Il suo culto si diffuse a Maddaloni, secondo lo storico locale, grazie alla volontà dei monaci basiliani del convento della Maddalena; successivamente la devozione nei confronti di Sant’Aniello crebbe a tal punto che si decise di costruire una chiesa a lui dedicata.
A dimostrazione del ruolo svolto dai monaci basiliani di Maddaloni nella diffusione del culto del santo, il canonico riporta non solo la prossimità della nuova chiesa di Sant’Aniello a quella della Maddalena, ma anche il fatto che quando questa chiesa e l’annesso convento caddero in rovina, l’altare – dedicato proprio alla Maddalena – fu trasferito nella vicina chiesa di Sant’Aniello.
Tutte queste notizie non sono supportate da documenti storici, quindi non possiamo avere riscontro di quanto riferito dal Piscitelli.
Sappiamo però che la chiesa viene citata per la prima volta in un documento del 1105: Riccardo II, principe di Capua, conferma all’abbazia di San Lorenzo d’Aversa il possesso di alcuni territori del proprio demanio in Maddaloni, e uno dei terreni in questione ha sui confini la terra di Sant’Agnello. In seguito l’edificio viene menzionato nella Bolla di Senne, arcivescovo capuano, del 1113; tuttavia dobbiamo ricordare che tale bolla non ci è giunta in originale, e che tutte le sue copie riportano degli errori di trascrizione.
Nel corso dei secoli la chiesa ha subito diversi rifacimenti, il più vistoso dei quali risale al 1721. In questo anno la chiesa di Sant’Aniello fu restaurata a spede del Monte dei morti della Congrega della Maddalena, eretto nella chiesa omonima e qui trasferito in seguito alla sua caduta. Nel 1688, infatti, a causa di un violento terremoto, la già guasta chiesa della Maddalena crollò; nel 1721 monsignor Schinosi dichiarò tale chiesa non adatta alle funzioni religiose, per poi esecrarla nel 1722. Sempre nello stesso anno la chiesa e il convento vennero demoliti e il suolo fu venduto ad un privato.
Gli stucchi e le decorazioni con motivo a conchiglia andarono a coprire la facies medievale dell’edificio, che è stata svelata solo in seguito al terremoto del 1980.
Nel 1821, in fondo alla navata sinistra, fu eretta una cappella dedicata alla Madonna dei Dolori con altare privilegiato in stucco, realizzata per volere delle sorelle Properzia e Teresa Varrone.
La chiesa di Sant’Agnello, al suo interno, è divisa in tre navate mediante un doppio colonnato a tre elementi per parte; solo la navata centrale si conclude con un abside. Le due navate laterali terminano ognuna con un altare: a sinistra c’è quello – già ricordato – dedicato alla Maddalena, a destra troviamo l’altare dedicato a Sant’Augusto, santo che, sempre secondo la leggenda, trovò rifugio a Maddaloni e che fu poi sepolto nella chiesa della Maddalena.
Il terremoto del 1980 ha provocato ingenti danni alla chiesa: il tetto in legno e la volta a botte in mattoni crollano, provocando anche la caduta degli stucchi.
Solo in seguito a questi crolli venne svelata l’originaria muratura medievale della chiesa; si scoprì anche che i pilastri che reggono le arcate divisorie delle navate nascondevano al loro interno delle colonne romane di riuso, con capitelli tutti differenti tra loro.
Fu riportato alla luce anche un danneggiatissimo ciclo di affreschi tardo medievali, che aspetta ancora di essere restaurato.
Per cercare di circoscrivere i danni causati dal terremoto fu installato un solaio metallico di copertura in acciaio che avrebbe dovuto essere provvisorio ma che, in realtà, ad ora, si è rivelato essere definitivo.
In seguito la chiesa fu chiusa e abbandonata al suo destino: diversi arredi, i marmi degli altari ed anche le mattonelle in cotto e maiolica del pavimento sono andati perduti. Alcune statue e la pala raffigurante Sant’Aniello, collocata sull’altare maggiore, sono invece conservati nella vicina chiesa del Corpus Domini.
Di recente, grazie all’interessamento del gruppo Caritas Parrocchiale della Parrocchia di Sant’Aniello Abate, la chiesa - che conserva ancora il titolo di parrocchia - è stata riaperta e resa visibile a tutti, in urgente attesa di restauro.
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Dott.ssa Italia Caradonna
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Foto di Pasquale Pellegrino
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