Chiesa di San Martino
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La Chiesa di S. Martino sorge lungo la via Nino Bixio, importante arteria del centro antico cinquecentesco di Maddaloni che, quale variante medievale alla via Appia, conduceva a Benevento e quindi nelle Puglie.
L’edificio sacro rappresenta infatti una delle più antiche preesistenze nella zona bassa di Maddaloni ed è documentato in un’antica pergamena del 774 a proposito della sua annessione alla Badia di S. Sofia di Benevento a cui appartenne come grancia sino al 1812.
Lo storico De Sivo sostiene che la chiesa fu più volte rifatta e, in particolare, menziona i lavori di restauro tra il 1630 e il 1714, descrivendo l’edificio a tre navate con cinque archi su otto pilastri con il soffitto di tavole dipinte; pregevoli gli arredi costituiti da tavole dipinte, altari e organo. Due Sacrestie completavano il complesso: “una ha quattro archi e sopra una cupoletta e vi è il lavamani di granito, la seconda permetteva l’accesso ad un cortiletto con giardino”.
Le manomissioni avvenute anche recentemente hanno distrutto la lettura spaziale dell’organismo originario con l’introduzione di una veste decorativa neo-romanica che ha modificati l’aspetto formale e spaziale. La Chiesa attuale conserva di antico solo l’articolazione basilicale a tre navate con la navata centrale più ampia che termina con una profonda abside semicircolare. Al di sopra degli archi che scandiscono lo spazio basilicale, in corrispondenza delle chiavi d’arco, nell’ultimo restauro, furono realizzati cinque monofore finte mentre tutto il vano ecclesiale prendeva luce da un oculo posto in facciata e dai finestrini circolari delle navate laterali; chiaramente queste poche aperture erano insufficienti a illuminare l’edificio che, malgrado la veste neo-romanica risultava opprimente.
La copertura a tetto con due soli spioventi molto pronunciati era ben leggibile a destra in facciata giacché la falda sinistra si interrompeva per la presenza del campanile.
I soffitti alle navate laterali erano realizzati con solai piani in cui erano stati simulati mediante tempere i cassettoni; la navata centrale anch’essa con soffitto piano era realizzata con intonaco retinato dipinto a tempera fissato ad un supporto ligneo ancorato alle travi in legno della copertura.
La cappellina cinquecentesca adibita a sacrestia si presentava integra nella sua conformazione architettonico-spaziale. La cupola semisferica su quattro archi a tutto sesto qualificava questo piccolo spazio di risulta tra la via principale e l’edificio sacro, anche se la modifica avvenuta nella zona triangolare anteriore, con la costruzione del garage, e l’ampliamento al piano superiore della casa parrocchiale, ne rendeva angusta la visione prospettica. Il campanile si articola su tre livelli con aperture ad arco e orologio alla sommità. Completa il complesso religioso la casa canonica con due stanze e servizi al primo piano.
Il sisma del novembre 1980 ha prodotto molti danni che hanno interessato in particolare, e in modo molto evidente, i soffitti delle navate: più accentuate e più numerose nella navata laterale destra rispetto a quella sinistra. Il campanile e la cupola della sacrestia sono stati danneggiati più o meno intensamente nelle murature portanti verticali.
Le opere di restauro e di riparazione sono state mirate essenzialmente al risanamento strutturale, alla restituzione spaziale esterna della cupoletta cinquecentesca nascosta dalle superfetazioni ed al recupero funzionale del complesso. In particolare, dopo una serie di saggi alle fondazioni e ai pilastri sono stati concordati con la Soprintendenza le aperture alle finestre finte al disopra degli archi, la eliminazione del tetto alle navate laterali, la conservazione della veste decorativa neo-romanica e la pavimentazione in marmo in sintonia. E’ stata sistemata al di sopra dell’altare maggiore la tavola dipinta del tardo ‘500 raffigurante la Madonna con S. Martino che era relegata in una parete laterale. Inoltre sono state abbattute le superfetazioni che imprigionavano la cupoletta, si è demolito il vano triangolare adibito a garage, creando uno spazio recintato antistante l’ingresso di servizio della Chiesa; ciò ha consentito di valorizzare tutta la parete prospiciente la strada permettendo una lettura di scorcio che termina con la quinta su cui si innesta la cupoletta.
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Foto di Pasquale Pellegrino
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